Il particolato atmosferico: cos’è e quali classificazioni esistono? Perché è importante tenere monitorata la concentrazione di polveri sottili e soprattutto ridurla?
Per prima cosa spieghiamo cosa si intende con il termine particolato atmosferico o polveri sottili. Si tratta di tutta quella miscela di particelle solide e liquide provenienti da sostante organiche e inorganiche sospese nell’aria, considerata a oggi la maggior fonte inquinante nelle aree urbane. I principali componenti del particolato sono solfati, nitrati, ioni di ammonio, cloruro di sodio, particelle carboniose, polvere minerale e acqua.
Come vengono classificate le polveri sottili?
In funzione del diametro aerodinamico espresso in micron, il particolato viene suddiviso in due categorie:
- PM10, ovvero con diametro inferiore a 10 µm e in grado di penetrare nel solo tratto superiore dell’apparato respiratorio.
- 5, pertanto con diametro inferiore a 2,5 µm e, viste le dimensioni, capace di raggiungere non solo il tratto superiore dell’apparato respiratorio, ma anche polmoni, bronchi e cuore.
Uno dei maggiori problemi delle polveri sottili è connesso alla permanenza per lunghi tempi delle stesse nell’atmosfera, fattore che le porta ad essere trasportate anche a grandi distanze rispetto alla zona di emissione. Inoltre il particolato è in grado di veicolare altri inquinanti, come ad esempio metalli pesanti, idrocarburi e amianto.
Il Decreto Legislativo nr.155 del 13 agosto 2010, attuazione della Direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa, ha stabilito i valori limite per tutelare la salute umana, stabilendo per il PM 10 un valore medio limite di 40 µg/m3 e di PM2.5 di 25 µg/m3.
Principali fonti di emissione del particolato atmosferico
Ma da dove arrivano le polveri sottili presenti nell’atmosfera? Tra le principali fonti troviamo le automobili, le moto, i camion e i vari mezzi di trasporto su terra, sia con il consumo di carburante che con l’erosione dell’asfalto, l’abrasione dei freni, delle gomme e delle frizioni. Anche le attività industriali, edilizie e minerarie rilasciano un gran numero di polveri sottili, così come i riscaldamenti e gli inceneritori. L’agricoltura invece è il settore che causa il maggior rilascio nell’atmosfera di ammonio.
Tutte queste fonti sono sorgenti primarie di particolato atmosferico, mentre possono essere considerate quali secondarie tutte quelle reazioni chimiche fra altre specie inquinanti che provocano la formazione di ulteriori polveri inquinanti. Esistono infine anche fonti naturali di particolato, quali eruzioni vulcaniche, incendi boschivi, erosione e disgregazione delle rocce, piante e residui vegetali, spore, resti di insetti e spray marino.
Inoltre è bene distinguere ulteriormente le fonti di particolato distinguendo le sorgenti in costanti, quali inquinamento dei veicoli e industriale, stagionali come per esempio i riscaldamenti, oppure occasionali quali fuochi d’artificio, eruzioni vulcaniche e incendi.
Il particolato atmosferico è in grado di arrecare gravi danni sia alla salute umana che all’ambiente, fattore che ha portato l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro a classificarlo come cancerogeno di classe 1. Questo perché a lungo andare e nei vari diametri presenti in atmosfera, può raggiungere mucose faringee, trachea, bronchi, polmoni e cuore arrecando gravi danni alla salute, favorendo in particolare lo sviluppo di patologie respiratorie, cardiovascolari e oncologiche.
Per tutte queste ragioni è importante sensibilizzare in merito all’importanza di ridurre la dispersione in atmosfera di grandi quantitativi di polveri sottili, sia per un miglioramento della situazione attuale, ma anche per evitare che la stessa degeneri in modo irreversibile andando a condizionare anche la vita delle generazioni future.