La produzione di cattivi odori non rappresenta solo una fonte di disagio e di rischio per la salute della collettività, ma può portare anche alla diffusione di una pessima reputazione aziendale.
Basti pensare a chi vive in prossimità, per esempio, di un’azienda alimentare dove non vengono impiegati sistemi di filtrazione dell’aria idonei. Questa condizione arrecherà disagio sia ai lavoratori dello stabilimento, ma anche a tutti gli abitanti delle aree limitrofe che quotidianamente si troveranno alle prese con gli odori da essa prodotti. Ciò potrebbe portare a lamentele frequenti e alla diffusione di una pessima nomea per l’azienda, considerata poco attenta alla salute delle persone, oltre che scarsamente propensa a mettere in atto pratiche per limitare la proliferazione di odori.
Questa pessima reputazione e comportamento potrebbero portare anche a segnalazione alle autorità competenti, con conseguenti verifiche ispettive e, nel caso di irregolarità gestionali, al sanzionamento.
Risulta quindi evidente che adoperarsi per installare sistemi di filtrazione dell’aria ad hoc è davvero una forma di rispetto nei confronti di tutti.
Esistono normative da rispettare in tema di inquinamento olfattivo?
Come per ogni tipologia di inquinamento aziendale, esistono anche normative appositamente studiate per disciplinare quello olfattivo.
Nello specifico il Decreto Legislativo di riferimento è il numero 152 del 3 aprile 2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 88 del 14 aprile 2006, che stabilisce tutto ciò che è inerente alle normative in materia ambientale. In particolare l’inquinamento olfattivo viene trattato nella parte quinta e relativi allegati.
In aggiunta troviamo poi l’articolo 674 del Codice Penale che puniche chi “getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti”.